Il sacrificio umano a Gaza e a Perugia
Il sacrificio umano a Gaza e a Perugia
È indubbio che quanto si vede nella striscia di Gaza sia un vero e proprio sacrificio umano. Nel senso che circa 2 milioni di persone (cifra indicata da Wikipedia ma documentata in modo del tutto approssimativo) sono sottoposte ormai da due anni ad un martirio degno del più terribile dei film horror. Ormai si è perso il conto degli omicidi generalizzati e quotidiani ottenuti con tutti i mezzi a disposizione dell’esercito israeliano supportato dalle nazioni occidentali, con in testa USA e Germania. Questa è solo una parte della storia, perché poi c’è quella sconosciuta ma vissuta dai Palestinesi nelle prigioni israeliane.
Si possono fare tutte le considerazioni sul caso ma ciò che risalta da più fonti è il terribile gusto da parte degli israeliani e i loro supporter a far soffrire fino alla morte gli avversari considerati alla stregua di carne da macello.
In un articolo precedente abbiamo paragonato questa situazione a un famoso assedio in cui la popolazione venne stremata e assassinata dagli assedianti, in quel caso i Romani contro i Giudei a Gerusalemme. Un assedio che era durato poco più di 5 mesi mentre qui a Gaza l’accerchiamento dura da molto più tempo con mezzi di distruzione che infliggono danni e sofferenza molto maggiori di quelli di due millenni fa.
È ancora possibile un altro paragone con un importante assedio di un’epoca tanto antica, dove la popolazione venne ridotta in situazioni simili ma che ebbe un epilogo ancora più drammatico. Ci riferiamo a quello della città di Perugia, quando le truppe di Augusto presero e distrussero la città nel 41-40 a.C. Anche quell’evento può insegnarci qualcosa per comprendere quello che sta avvenendo mentre scriviamo. Chi oggi assedia Gaza conosce molto bene la storia e sa come riproporla.
La fine della Repubblica nascosta nelle guerre civili romane
L’èra antecedente il cristianesimo fu caratterizzata dalla guerra civile romana dove, a contrastare le forze di Augusto che sconvolgeranno la Repubblica romana, vi fu la famiglia dei fratelli Lucio e Marco Antonio, che poi persero la sfida. Anche qui gli storici ammettono che i resoconti sono stati stilati a favore del vincitore, seppure brevi ammiccamenti alla verità si scorgano qua e là nei testi antichi. Basta solo l’accenno al fatto che Augusto fece bruciare i racconti delle guerre civili per capire quanto non volesse che la realtà passata trapelasse ai posteri. Evidentemente la sua condotta in quell’occasione avrebbe rovinato la sua reputazione e l’immagine di lui così edulcorata che ora noi ci troviamo a studiare.
Sta di fatto che la presa e distruzione di Perugia fu una pietra miliare per la vittoria finale. Il piano di Augusto fu infatti quello di impedire il ricongiungimento degli eserciti nemici e l’isolamento di quello di Lucio, costringendolo a rinchiudersi a Perugia dove lo avrebbe preso per fame. Circondata con fortificazioni inespugnabili dagli avversari, i cittadini della città non avevano scampo né gli eserciti a supporto degli Antonii riuscirono a soccorrerli. Fu così che la popolazione si arrese per fame ma conobbe anche la vera natura di chi l’aveva ridotta a tanto.
Ancora resoconti di parte
Nei resoconti della fine di Perugia emerge intatta la figura di Augusto come lo fu quella dell’imperatore Tito responsabile della distruzione di Gerusalemme. Entrambi infatti vengono scagionati in un modo e nell’altro sia dell’incendio che divorò le città sia dei massacri delle persone superstiti, responsabilità addossate ad altri ignoti protagonisti o ai soldati in preda alla ferocia e all’euforia.
Questa disinformazione è possibile perché siamo distanti da quei tempi e le testimonianze sono estremamente favorevoli ai vincitori. Si conferma comunque ancora una volta come la storia venga distorta per sostenere tesi favorevoli ai dominatori. È sotto gli occhi di tutti infatti che il mainstream stia dalla parte dei vertici militari ma soprattutto dei leader che portano avanti il massacro. Personaggi come Netanyahu (e ancor di più chi lo sostiene) non possono neanche essere perseguiti da una giustizia internazionale per il genocidio pianificato, finanziato e attuato.
Tutti gli omicidi sono naturalmente attribuiti a chi opera sul campo, quindi le forze armate, i cecchini, i coloni e via discorrendo. Spesso tirando in ballo imprevisti e fatalità.
Due assedi fin troppo uguali
Nel parallelo con la vicenda di Gaza è possibile individuare varie similitudini. La più semplice da riconoscere è nella modalità delle operazioni di guerra. Ad esempio tanto Augusto che gli Israeliani sono riusciti ad isolare i Palestinesi da qualsiasi aiuto esterno. Prima ancora di quelli umanitari, sono state sconfitte le milizie di Hezbollah e quelle iraniane che avrebbero potuto costituire delle spine nel fianco dell’egemonia militare israeliana.
Poi vi è la mai celata ambizione di sfollare completamente Gaza e la Cisgiordania a favore dei coloni ebrei, con futuristici progetti nei quali il “popolo eletto” si godrebbe delle spiagge sul Mediterraneo. Anche Augusto riuscì in un intento simile, confiscando le terre agli italiani e donandole ai suoi veterani: tutte le scuse erano buone per attaccare e ridurre all’impotenza gli avversari. Anche i poveri cittadini che sulle tombe dei caduti avevano lasciato scritto che erano morti per la libertà lottando contro Cesare, furono condannati a pagare penali così elevate da rinunciare alle loro terre. A chi poi gli chiedeva pietà, Augusto rispondeva risoluto: “bisogna morire”.
Mentalità ariane
Un episodio non è sfuggito alle cronache dell’epoca ma, purtroppo, non è stato approfondito e riconosciuto altrove se non da noi nella De romana fabula. È quello che suggella la vera natura del futuro imperatore: trecento persone catturate a Perugia vennero destinate da Augusto al sacrificio davanti all’altare di Giulio Cesare. Una mattanza di individui trattati come animali da macello.
Non si può capire tale fatto se non si conosce la vera origine della famiglia dei Cesari. Come non si può comprendere la crudeltà dei leader che perseguono quello che sta accadendo a Gaza se non si riconosce che essi si ispirano alla medesima ideologia che guidò le carneficine di Gerusalemme e Perugia due millenni fa. E che dentro di loro scorre il medesimo sangue che ha segnato tanti orrori del passato (L'Eroe che vinse il Male).
Ideologia e razza, questi sono gli elementi forza sui quali quei leader basano le loro efferate azioni. Molto attenti a declinarle in termini più gentili per scansare le responsabilità: religione monoteista, popolo eletto, semitismo ecc.. Le parole possono apparentemente giustificare anche i crimini più efferati se non siamo attenti all’uso distorto che viene fatto delle parole stesse. Chi violenta le persone è anche un esperto nell’abuso del linguaggio.