La futura memoria della Palestina
Siamo convintissimi che la realtà si comprenda meglio quando se ne conoscono le origini, e per la nostra cronaca esse sono semplicemente radicate nel passato. Prossimo (ore, giorni) o lontano (anni, secoli), anzi lontanissimo (millenni) che esso sia.
Cos’è il “lontanissimo” rispetto all’assedio che sta subendo da ormai due anni Gaza? Lo sveleremo in questo articolo dopo un breve riassunto di quello che sta accadendo da quasi due anni.
Assedio e fame a Gaza
È di oggi (26/07/2025) la notizia che l’IDF ha distrutto ingenti quantità (inizialmente stimate in più di 1000 camion) di aiuti umanitari che erano fermi in attesa di entrare nella zona assediata.
Solo da qualche giorno sono iniziate a comparire, sempre nel mainstream, notizie della morte degli assediati per fame, alleggerite dalla possibilità che la crisi non abbia ancora raggiunto lo stadio finale. Notizie ovvie, diremmo, visto il contesto e che circolano da mesi ma solo nei canali alternativi.
Repentinamente vengono sfornati gli articoli che addossano ad Hamas la causa di questa catastrofe. Perché, riassumendo quello che si legge dal mainstream, a causa dell’attacco subìto il 07/10/2023 Israele ha dovuto difendersi e la crisi attuale è solo la conseguenza del terrorismo palestinese.
Una situazione paragonabile in tutto e per tutto a quella odierna è quella che si è verificata due millenni fa e che proporremo nei resoconti classici che poi commenteremo dal punto di vista dei nostri studi.
Assedio, fame e cannibalismo a Gerusalemme
Nel I secolo scoppia la cosiddetta guerra giudaica che vede Roma attaccare e sconfiggere i ribelli giudei con uno strenuo assedio delle loro roccaforti, in particolare di Gerusalemme. Le legioni dell’imperatore Tito raggiungono e mettono sotto assedio la città che resiste finché i romani si fanno strada attraverso le mura finendo con l’incendiarla e raderla al suolo.
L’assedio durò solo 5 mesi durante i quali però i cittadini non riuscirono a fuggire dalla città e vissero condizioni di privazione tali da condurli a scene così descritte da Giuseppe Flavio nella sua Guerra Giudaica:
Ai giudei insieme con le vie d’uscita dalla città fu preclusa ogni speranza di salvezza, e la fame, fattasi più micidiale, sterminava il popolo a intere casate e famiglie. Ma vi fu anche chi senza indugio tentò la fuga, considerando la morte per mano dei nemici come un sollievo al paragone della morte per fame.
Certo che la fame è la più grande di tutte le sofferenze, e nulla essa distrugge più che il rispetto: ciò che in altre condizioni è oggetto di considerazione viene invece trattato con disprezzo quando c’è fame. Così le mogli strappavano il cibo dalle bocche dei loro mariti, i figli dalle bocche dei padri e, cosa fra tutte più dolorosa, le madri dalle bocche dei loro bambini, e mentre i loro cari si struggevano fra le loro braccia essi non si facevano scrupolo di privarli delle gocce donatrici di vita.
Molti nascostamente barattavano le loro proprietà per una misura di grano, se erano ricchi, o di orzo, se erano poveri, e rinchiusisi nei più nascosti recessi della casa alcuni lo divoravano senza nemmeno macinarlo, tanta era la fame, altri lo mettevano a cuocere, come permettevano la necessità e la paura.
Non si apparecchiava più una tavola, ma strappando i cibi dal fuoco li facevano a pezzi ancora semicrudi. Miserabile era il pasto e lacrimevole lo spettacolo, perché i più forti facevano i prepotenti e i deboli gemevano.
Le case erano pieni di donne e di bambini consunti, i vicoli di vecchi stecchiti, mentre i ragazzi e i giovani col corpo tumefatto si aggiravano come fantasmi nelle piazze e stramazzavano dovunque il male li finiva.
Erano tanto deboli da non aver la forza di seppellire i loro parenti, e chi stava un po’ meglio esitava a farlo sia per il gran numero dei cadaveri, sia per l’incertezza della propria sorte; infatti parecchi cadevano morti sopra a quelli che stavano seppellendo, e molti arrivarono alla loro tomba prima di essere raggiunti dal fato di morte.
Fra tanti lutti non si levava un lamento o un gemito: la fame cancellava i sentimenti, e quelli che stentavano a morire guardavano con gli occhi asciutti e le bocche contorte chi li aveva preceduti nell’ultimo riposo.
La necessità spingeva a mettere sotto i denti qualunque cosa e dava loro il coraggio di raccogliere e mangiare roba che perfino i più immondi fra gli animali irragionevoli avrebbero rifiutato. Alla fine si attaccarono anche alle cinghie e ai calzari e strapparono il cuoio dagli scudi cercando di masticarlo. Alcuni si cibarono anche di ciuffi di vecchio fieno e taluni, raccogliendo erba secca, ne vendettero una manciata per quattro dramme attiche.
La moltitudine dei cadaveri ammonticchiati per la città offriva uno spettacolo raccapricciante ed emanava un tanfo pestifero.
Tra gli altri particolari che risparmiamo al lettore vi sono anche quelli che descrivono lo strazio di una madre che, stremata dalla fame, finisce per cibarsi del proprio figlio.
La responsabilità dei vincitori
Allora come ora la cronaca non addossa la responsabilità di tale disastro umanitario agli assedianti, anche se in qualche frase si intuisce il sadismo dei romani:
Non sfuggiva ai romani che nella città si soffriva la fame, la quale per il momento decimava il popolo, e avrebbe domato gli assediati per loro conto.
Infatti molti soldati si appressavano alle mura della città e, mettendo in mostra una gran quantità di viveri, stimolavano la fame dei nemici assediati con lo spettacolo della loro sazietà.
Il futuro imperatore Tito, che dirigeva sul campo le operazioni di assedio, sapeva tutto ma il cronista lo scagiona di ogni responsabilità:
Tito si protestò innocente dinanzi al Dio, dichiarando che da parte sua erano state offerte ai giudei pace e autonomia oltre che il perdono per tutte le colpe commesse; ma essi avevano preferito la ribellione all’accordo.
Paralleli storici
Leggendo questi passi non serve essere a Gaza per capire cosa sta succedendo. Le coincidenze con le cronache odierne ci sono tutte: basta sostituire Tito con il nome di qualche ministro israeliano e la cosa è fatta.
Se vi sono quindi identità descrittive così pregnanti, anche il giudizio storico su vincitori e vinti lo sarà parimenti? Ovvero, il confronto tra antico e moderno fa sorgere la domanda: i Palestinesi sono colpevoli tanto quanto i Giudei e, all’opposto, gli Israeliani innocenti quanto lo erano i romani?
Il problema è un fatto di correttezza della cronaca riportata e allora come oggi essa è falsata dalla possibilità dei più forti di governare l’opinione pubblica con le notizie che le danno in pasto. Ne parliamo con i dovuti approfondimenti nel L'Eroe che vinse il Male.
Per noi che viviamo mentre stanno accadendo questi fatti è facile recuperare informazioni che riabilitano le ragioni palestinesi. Ma che ne sarà di esse in un futuro neanche lontano? Perché ancora oggi chi si occupa di storia antica si trova giustificata la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. per colpa dei suoi abitanti e non certo a causa dei romani. Tra due millenni le azioni degli Israeliani e di tutti i governi occidentali che li sostengono verranno ancora giustificate solo come atti dovuti a causa del terrorismo di Hamas?
Se noi pensiamo di addossare sui Giudei la responsabilità di quello che gli capitò è perché la versione che leggiamo di quei racconti è solo quella filo-romana. Ma ve ne sono alcune che testimoniano ben altro e chi vuole può approfondirle nei due testi De romana fabula e De hebraica fabula dove riportiamo le fonti che riscrivono la storia dalla parte dei vinti.
Il nostro merito è stato scoprirle per capire quanto certe vittorie siano state ottenute con i metodi più vergognosi che i vincitori hanno cercato in tutti i modi di celare. Perché ne avrebbero rivelato la vera natura, nonché i motivi, che non sono giustificabili dalla presunta rettitudine morale di cui si fanno fieri paladini e che vorrebbero imporre agli altri.