Alcune questioni sull'Israele biblico
Rispondiamo a tre domande che un nostro lettore (A.E.) ci pone dopo aver letto L'Eroe che vinse il Male. I quesiti sono i seguenti:
- Il popolo d’Israele è stato eliminato o no?
- Era il popolo dell'esodo?
- Perché attaccare e sterminare una società tribale senza una struttura politica formale, probabilmente nomade?
Le domande rimandano a quanto attestato nella stele di Merenptah in cui sarebbe nominato per la prima volta Israele.
Quindi un popolo con quel nome esisteva al tempo del faraone Merenptah (XIII a.C.) ma dobbiamo delinearne i connotati e lo faremo seguendo l’ordine delle domande.
1) Il popolo d’Israele è stato eliminato o no?
La stele menziona Israele in questo modo:
Israele è stata devastata, non (esiste più) il seme suo
La seconda parte è così spiegata qui:
Questa terminologia si associa alle evirazioni imposte al nemico in epoca precedente con il palese significato che il ribelle non solo era stato ucciso ma era stato eliminato etnograficamente dalla faccia della terra.
Anche prendendo per buona la considerazione proposta, un altro ritrovamento contraddice la possibilità che gli Israeliti siano stati sterminati completamente:
La successiva menzione di Israele in un documento extra-biblico sarà quella di Šulmānu-ašarēdu di Assiria, che registrò la partecipazione di un certo “Ahab l’Israelita” nella battaglia di Qarqar, Siria, nel 853 a.C.
Si può spiegare la persistenza di appartenenti a quell’etnia sia supponendo un’esagerazione nella stele di Merenptah a favore del faraone vincitore (come accade altre volte). Sia tenendo conto che, contrariamente a quello che appare nella Bibbia, Israele basava la propria discendenza su un sistema matrilineare (contro il quale si batté quello patrilineare egizio). Perciò, dal punto di vista israelita, la continuazione della stirpe era assicurata dalle madri piuttosto che dai padri.
2) Il popolo d’Israele era quello dell’esodo?
Il racconto biblico deforma così tanto gli avvenimenti che, basandoci solo su di esso, non possiamo verificare come effettivamente avvennero. Bisogna intrecciare tutte le seguenti fonti per dipanare la matassa:
- Bibbia
- Testi di Giuseppe Flavio
- Cronaca egizia
- Testi di Erodoto
- Il libro di Paolo Orosio
- La mitologia greca.
La Bibbia cerca di edulcorare le gesta di Israele perché le altre testimonianze invece dipingono quel popolo con tutt’altra fama. Perciò gli attribuisce l’esodo per sfuggire ad un “cattivo” faraone prendendo a prestito la storia di un Eroe che condusse un nutrito gruppo di persone da un paese del nord Europa verso l’Egitto.
Nel L'Eroe che vinse il Male sono evidenziati i brani attendibili della storia di Israele che si leggono nel “Contro Apione” di Giuseppe Flavio e non sono per niente edificanti.
Perciò i discendenti degli Israeliti che composero la Bibbia scipparono le gesta di altri per attribuirle a se stessi. Così passavano da ingiustamente oppressi proprio loro che invece erano quelli che, come cavallette, distruggevano tutto quello che trovavano se non potevano rubarlo.
3) Perché attaccare e sterminare una società tribale senza una struttura politica formale, probabilmente nomade?
Perché le azioni di quella società erano dannose per tutte le popolazioni che incontravano. Era una società che viveva sulla razzia e sul ladrocinio dei beni altrui. La stanzialità era solo funzionale ad aumentare il proprio raggio d’azione per depredare e soggiogare altri paesi.
Il faraone Merenptah dovette intervenire contro Israele e gli altri invasori (i cosiddetti “popoli del mare”) perché erano diventati il cancro che altrimenti avrebbe distrutto l’Egitto e le nazioni limitrofe, in particolar modo gli Ittiti con cui il faraone si era imparentato.
Maggiori dettagli ovviamente nel L'Eroe che vinse il Male.