Fame di fama

Da DEI RICCHI.
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Più di una volta ci è stata posta la domanda che brevemente si può riassumere così: come mai i nostri studi non hanno un maggiore risalto pubblico? La nostra risposta non riesce ad essere altrettanto breve e ci tocca articolarla per ragioni e nel tempo come andremo ora a spiegare. Quando chiamiamo in causa il fattore tempo è perché il quesito è stato già affrontato in quasi tutte le precedenti pubblicazioni dove avevamo individuato due bersagli di critica. Il primo era il mondo accademico e il secondo il pubblico di internet.

Gli interessi del mondo accademico

Per mondo accademico ci riferiamo all'insieme di professori, ricercatori e autori con lauree nei campi di cui ci occupiamo, che sono principalmente quelli della storia antica e delle religioni, in particolare ebraismo e cristianesimo. Ad essi ci siamo rivolti dalle nostre pagine e alcuni li abbiamo anche contattati personalmente. I resoconti di questa attività li abbiamo riassunti in alcune pagine. Riscontri? Pochi. I perché? Proviamo ad ipotizzarli.

Non ci presentiamo come persone alla pari ma come anonimi battitori liberi

Come darci credito?

Sottoponiamo alla loro attenzione teorie nuove oppure già controverse

Le prime non vengono considerate perché necessiterebbero di analisi e approfondimenti. Un professore universitario, che si sta già occupando dei suoi tesisti e che ha le sue idee ben incardinate su come è andata la storia, può forse sprecare altro tempo per seguire i suggerimenti di un pinco pallino sbucato dal nulla? Visti i riscontri ricevuti la risposta è negativa. Rimangono le teorie già controverse. Ne citiamo una per tutte: la datazione del Colosseo, spiegata in Anno Domini. Tutte le mail inviate ad accademici non hanno sortito alcuna risposta, il che era scontato da come è stato accolto il precedente studio del professore tedesco Klaus Stefan Freyberger.

Noi ci illudevamo di aver raccolto questioni di fondamentale importanza su cui ragionare e ridatare ulteriori famosi monumenti romani. Niente, il silenzio più assoluto.

Qui una spiegazione complessiva può essere questa. In fin dei conti perché persone che hanno già il loro lauto stipendio dovrebbero mettere in discussione teorie accettate senza batter ciglio dalla stragrande maggioranza di tutti i loro colleghi? Metterebbero a repentaglio il rapporto con le istituzioni e i finanziatori (spesso privati) che sostengono la loro vita agiata, colma di notorietà, premi e applausi! Volete forse che rischino la fine di storici controcorrente come Alessandro Orsini e Pietro Ratto di cui sono state addirittura oscurate/cancellate le pagine in Wikipedia?

La banalità nella rete

La maggior parte dei lettori che ci seguono da tanto tempo ci ha conosciuto tramite Internet. Con loro abbiamo un rapporto speciale fatto di scambio di vedute, suggerimenti e critiche. Grazie alle loro domande siamo arrivati ad alcune delle nostre migliori scoperte, compresa la già citata datazione dei monumenti romani.

Poi ci sono quelli che non leggono i nostri libri ma che ciononostante giudicano le nostre scoperte. E lo fanno spesso in maniera negativa. Li abbiamo incrociati quando abbiamo iniziato a partecipare a vari gruppi di discussione in Facebook. Un esempio per tutti lo abbiamo commentato nella De romana fabula smontando una per una le frasi con cui cercava di convincere un nostro sostenitore. Questi utenti di Facebook dimostrano una grande verve nel colloquio ma una bassa preparazione nei temi da noi trattati. Fattori che, abbinati al fatto che non hanno letto neanche uno dei nostri testi, ci hanno fatto abbandonare qualsiasi tentativo di confronto. Soprattutto nel momento in cui ci si accorgeva che l'interlocutore era solo un provocatore, e quindi per noi la discussione si risolveva in uno spreco di energie e tempo per alimentare isterici battibecchi.

Lasciando perdere questi perditempo ci siamo dirottati in alcuni canali d'informazione che ci parevano più "Laici" e aperti a pensieri non conformisti. Anche qui abbiamo ricevuto più di una smentita. Il primo che abbiamo incrociato è stato l'"UAAR" che ci pareva un gruppo disponibile a tematiche in cui le religioni potevano essere affrontate dal punto di vista storico. In tutta risposta il risultato è stato quello veder bannate le pubblicazioni perché "off topic". Ultimamente abbiamo escogitando un piccolo trucco, inviando due articoli di seguito in cui il primo faceva da esca per il secondo. Abbiamo proposto L'eros degli angeli che tocca i temi da qualche anno più cari all'UAAR, ovvero quello della parità di genere, ma con una visione che sapevamo avrebbe potuto urtare qualche amministratore. Infatti non è stato pubblicato ("Off topic" ci è stato risposto). Allora subito dopo allora abbiamo proposto uno su L'origine della Storia, che questa volta ha ricevuto il consenso senza battere ciglio... Lasciamo al lettore ogni commento.

Non contiamo gli altri post proposti e cancellati in altri gruppi di storia anche loro ben ligi a non spostarsi di un millimetro dalla vulgata insegnata.

Il sistema predomina

Sembra un cane che si morde la coda: se sei famoso le tue teorie vengono pubblicizzate, ma non diventi famoso finché le tue teorie non vengono pubblicizzate. Ultimamente però, temi come la salute e la guerra dimostrano che anche persone autorevoli possono venire oscurate se il loro pensiero non si allinea con quello imposto da chi comanda. Quindi il problema è ben più grande di un professore d'università che non ti fila, un leone da tastiera che inveisce contro ogni tuo commento o un amministratore di un gruppo che non pubblica un tuo post. E’ un intero sistema che alimenta solo ciò che è funzionale all'esistenza del sistema medesimo. Cercare giustificazioni al di fuori di questa non conduce a spiegazioni logiche.

La storia come atto rivoluzionario

I nostri studi hanno la fondamentale caratteristica di analizzare e ricostruire la storia, anche al costo di doverla riscrivere. Ma la storia così come è propagandata è funzionale all'esistenza del sistema stesso che quindi non accetta né divulga visioni alternative. Siano quelle di Orsini, di Ratto o le nostre, le osteggerà in qualsiasi modo: l'ostracismo, la cancellazione o il silenzio. Vi sono adepti del sistema coinvolti in queste azioni conservative contando così di essere ammessi ad occupare i posti di prestigio lasciati liberi da chi viene cacciato.

Ricostruire la storia è un atto rivoluzionario e pericoloso perché il passato è il fondamento del presente. Se viene a mancare quella base saltano i piani di programmazione che il sistema ha già pianificato per il futuro.

La non-logica del potere

Da ultimo aggiungiamo un pensiero che spiega l'immagine che abbiamo usato per questo articolo. Anche la logica, come la storia, viene piegata all'esistenza del sistema. Un vertice del sistema, in questo caso un leader politico e di governo, può tutto e il contrario di tutto purché ciò sia funzionale al sistema che gli consente il permanere nei più alti livelli di potere.

Per mettere in discussione questo comportamento non possiamo quindi affidarci alla sola dialettica, perché gli abili sostenitori dei governanti (che si trovano tra i giornalisti, gli avvocati, i giudici, gli industriali, i religiosi e altre categorie professionali o dei benestanti) l'avranno sempre vinta grazie alla loro esperienza sul campo.

Dobbiamo invece aggiungere un elemento in più che è costituito dal fine a cui mirano le nostre azioni. In soldoni: cosa consegue dal sostenere una volta l'Ucraina e un'altra volta Israele? I fatti lo dimostrano: morte e distruzione. E' effettivamente questo il bene a cui l'umanità deve tendere? Secondo noi no. La nostra è una posizione minoritaria, come lo sono i nostri studi? Forse sì, ma ciò non significa che non sia condivisibile e giusta.

Per una società di pace e giustizia, in cui i conflitti siano risolti senza spargimento di sangue e distruzione, noi siamo ancora disposti a impegnarci facendo la nostra parte di storici rivoluzionari.

E tu?