L'eros degli angeli

Da DEI RICCHI.
Alberto e piero angela.jpg

Antefatto

Personalmente non siamo mai stati fans della premiata ditta Piero&Alberto Angela. Quando la gente seguiva pedissequamente una trasmissione come “Quark” noi eravamo occupati con gli studi universitari. Quando Piero è ripartito con “Super Quark” e Alberto con Ulisse - Il piacere della scoperta avevamo ben altro per la testa e da lì a poco saremo approdati agli studi storici che tanta soddisfazione ci hanno portato quanto a comprensione del passato e del presente.

Non seguendo direttamente i due “divulgatori scientifici” quello che venivamo a sapere erano solo le punte più clamorose della loro missione. Quindi è anche probabile che qualcosa di buono abbiano seminato tra la gente ma ci è materialmente sfuggito. Nel frattempo noi imparavamo a misurare sempre più la qualità delle notizie e, con riguardo ai presentatori in esame, ci hanno colpito due loro affermazioni.

La scienza non è democratica

La prima è attribuita a Piero che se ne usciva con le parole: “La scienza non è democratica”. Sentenza fuorviante non solo per i distinguo che andrebbero posti e sviscerati a monte come propone questo approfondimento, ma anche per la deriva demagogica a cui ci stanno abituando le istituzioni sostenuta da giornalisti “scientifici” di Agenda digitale: “La non-democraticità della scienza è un bene di grande valore per la persona umana”.

D’altronde in un altro passo sempre Piero sentenzia: “La scienza è una e non è democratica”. Parole che riecheggiano quelle da secoli coniate per la divinità cristiana (“Dio è uno e trino”), che evidentemente preludono ad una sua sostituzione con qualcosa di molto più tangibile e tecnologico.

I romani secondo l’Ulisse d'oggi

Del 28/09/2023 è invece l’uscita del figlio Alberto sull’amore ai tempi dell’impero romano che si può recuperare un po’ ovunque e che di seguito riassumiamo:

Le regole erano diverse, l’amore era vissuto in modo libero, non c’erano le categorie omo, etero o bi. C’era l’amore, che doveva essere vissuto in modo naturale, bello. Cosa giustissima. Pensate che l’uomo romano culturalmente era bisessuale. Un imperatore come Claudio, che era etero, era visto in modo un po’ strano, come una sorta di eccezione in questa società. Giulio Cesare era bisessuale

Tante sono le domande che queste frasi sollevano per chi conosce la storia romana. Ne proponiamo semplicemente due.

Quali libri ha letto Alberto per dipingere a suo modo i costumi degli antichi romani?

Immaginiamo che tra duemila anni uno riassuma i nostri costumi sulla base dei racconti o delle immagini di film o canali porno. I comportamenti delle persone della nostra società sarebbero descritti come compaiono in quei video, il che non sarebbe per niente reale. Ovvero quei video descrivono solo come si comporta un infinitesimo numero di persone, oppure una grande parte ma solo in brevi momenti della loro esistenza. Se da quei video vogliamo estrapolare quali sono “le regole amatorie” del mondo d’oggi, allora ne avremmo una visione molto distorta.

Alberto, che ha imparato dal padre a divulgare, non dice da dove ha colto queste sue certezze. Noi, che abbiamo letto moltissimi testi originari sulla storia romana, possiamo semplicemente affermare che le sue sono panzane a-storiche. Dal modo con cui cita i due cesari capiamo infatti che uno degli autori da cui ha sintetizzato il proprio pensiero deve essere stato Svetonio che nella sua opera “Vite dei Cesari” descrive molte abitudini dei dodici cesari, da Giulio a Domiziano. Quello che Alberto travisa è generalizzare a tutta la popolazione dell’epoca le abitudini sessuali attribuite ai cesari. Errore non da poco che poi si basa sull’assunto che il popolino desidera sempre emulare ciò che solo i benestanti si possono permettere. Nel novero di questi comportamenti, secondo Alberto, sarebbe compresa l’attività bi-sessuale, testimoniata nientepopodimeno dalle abitudini del capostipite dei cesari, Giulio. E confermata - ma chi l’avrebbe mai detto (e soprattutto scritto)? – dal fatto che l’imperatore Claudio “che era etero, era visto in modo un po’ strano, come una sorta di eccezione in questa società”.

Chi si prende la briga veramente di leggere Svetonio e altri autori che scrivono di quei tempi, si accorgerà che invece è vero il contrario. Ovvero che agli occhi di quei cronisti certi comportamenti erano sì noti ma da indicare come esempi da non seguire, “pecche” nella biografia dei singoli personaggi che “macchiavano” il loro ricordo. Leggiamo ad esempio quello che si diceva di Giulio Cesare e dei suoi rapporti intimi con il re della Bitinia, Nicomede, da cui gli derivarono gli epiteti di "regina", "postribolo", "bordello" e compagno di "invertiti":

(Giulio Cesare, cap. 49) Soltanto il suo soggiorno presso Nicomede diffuse la fama della sua sodomia, ma fu sufficiente per disonorarlo per sempre ed esporlo agli insulti di tutti. Lascio perdere i conosciutissimi versi di Licinio Calvo: «... tutto ciò che mai la Bitinia possedette e l'amante di Cesare.» Sorvolo sui discorsi di Dolabella e di Curione padre, nei quali il primo lo definisce “rivale della regina, sponda interna della lettiga regale” e il secondo «postribolo di Nicomede, bordello bitinico». Non prendo nemmeno in considerazione le scritte con le quali, sui muri di Roma, Bibulo chiamò il suo collega «regina bitinica, al quale un tempo stava a cuore un re ed ora sta a cuore un intero regno». Nello stesso tempo, come riferisce Marco Bruto, un certo Ottavio, la cui acutezza di mente lo autorizzava a dire tutto senza riguardi, davanti ad un'assemblea numerosissima, aveva dato a Pompeo il titolo di «re» e aveva salutato Cesare con il nome di «regina». Ma C. Memmio arriva perfino a rimproverarlo di aver servito, come coppiere, insieme con altri invertiti, questo Nicomede, durante un grande banchetto al quale avevano preso parte alcuni commercianti romani, dei quali riporta i nomi.

Come a dire: nessuno è perfetto e il modo di vivere la propria sessualità ne è una misura. Citare Giulio Cesare e Claudio dà conto di questa volontà dei “canali informativi” antichi che erano sempre interessati a mettere in luce gli aspetti che, a loro avviso, descrivevano nel bene e nel male, ma completamente, il personaggio. Infatti Giulio Cesare era il condottiero vincente per antonomasia, ma di converso la sua figura era “sporcata” dai costumi sessuali che lo vedevano appunto comportarsi in modi moralmente deprecabili. L’imperatore Claudio era invece descritto come un inetto dal punto di vista militare e di governo, però di lui non si raccontano perversioni sessuali ed anzi viene presentato come persona che fece pagare con la morte l’adulterio commesso dalla moglie Messalina.

Quali intenti ci sono nel divulgare in prima serata certi giudizi tanto distorti?

Non sta a noi indicare quali comportamenti sessuali siano naturali o indotti dalla cultura e quindi soggetti alla morale. Certo Alberto nei suoi discorsi non solo altera le informazioni del passato ma accosta con estrema leggerezza l’attività erotica di qualsivoglia genere a termini quali “libero”, “amore”, “naturale”, “bello”, “giustissimo” che i cronisti antichi ben si guardavano dall'usare. Quello che rimane in testa allo spettatore sprovveduto è che ogni comportamento sessuale è naturale e bello per cui va accettato, anzi è giustissimo. Un messaggio che viene propagandato in prima serata, non in una trasmissione di moda come è stata Sanremo 2023, ma in una definita “scientifica”, e quindi autorevole. Un programma che viene mandato in onda in prima serata in quanto orario adatto perché i suoi contenuti, meramente culturali ma indottrinanti, siano accessibili anche ai bambini.

Tutto questo prodigarsi a informare il pubblico, fin da giovanissimo, di quanto è naturale, bello, giustissimo e sintomo di libertà fare l’amore in qualsiasi modo, è quantomeno sospetto.

Piccoli passi

Quello spettatore sprovveduto non sa però che tra le preferenze sessuali di alcuni cesari (non dei romani....) c’era anche il rapporto carnale con i “fanciulli”, i “giovinetti”. Alberto non dice quello che sicuramente gli è noto, ma il suo sorvolare su certi temi non sfugge a noi che seguiamo da tempo gli scandali della Chiesa in questo campo. Giusto due giorni dopo faceva notizia la dichiarazione di bancarotta da parte della diocesi di Baltimora, una “curia schiacciata dalle tantissime richieste di risarcimento delle vittime” di pedofilia da parte del clero.

Alberto non ha detto che nell’antichità era normale, naturale, bello, giustissimo avere rapporti sessuali con i bambini. Toccherà a qualcun altro farlo: secondo la tecnica dei piccoli passi, gli stessi che hanno concesso al novello Ulisse la libertà di giudizi storici completamente infondati, troveranno la faccia e il momento più adatti per inculcare l'idea che anche la pedofilia è un comportamento antichissimo, naturale, bello e giustissimo. Sarà un prezioso "salto" culturale che fornirà la scusa perché non servano più escamotage legali, come dichiarare bancarotta, per affossare ancora una volta la giustizia, quella vera.

Avremo allora un motivo in più per continuare a snobbare certi programmi spazzatura.