Perché è necessario un altro studio sul cristianesimo
L’interesse non scontato
Prima di spiegare i risultati dei nostri studi sul cristianesimo è opportuno porsi la domanda del titolo. A essa si può fornire una risposta semplice il cui approfondimento costituisce il contenuto del presente documento: le nozioni attualmente divulgate ai popoli sull’origine del cristianesimo (e ancor prima della religione ebraica) non sono coerenti né dal punto di vista storico né da quello logico. Questi due livelli di incongruenza possono essere accettati dalle persone intelligenti solo a patto che:
- Non ne siano a conoscenza.
- Siano state costrette, anche dalla paura.
- Non ne siano attratte.
- Siano al contrario interessate dal perpetuare la narrazione prevalente.
Le persone che non rientrano in queste categorie o sono poco o per niente attente, oppure dubiteranno o persino rifiuteranno in toto (agnostici, atei) le informazioni normalmente diffuse sul cristianesimo. Vediamo anche un’esemplificazione dei gruppi di persone sopra elencati:
- Milioni di persone vivono lontane da questioni religiose cristiane e quindi danno per scontato che non vi siano problemi di cui discutere. Questa moltitudine comprende ovviamente cittadini di altre nazionalità e religioni.
- È noto che la Chiesa ha provveduto alla conversione forzata di moltissimi popoli, dagli antichi “pagani”, agli ebrei, agli indigeni delle regioni colonizzate. Spesso una persona non rinuncia al proprio credo anche per paura di rimanere senza uno scopo o una giustificazione alla vita (e alla morte).
- Molti cittadini, pur praticando la religione ebraica o cristiana, sono in “tutt’altre faccende affaccendati” per cui accettano, o sono del tutto indifferenti a quello che viene normalmente insegnato. Tra questi vi sono i praticanti delle “feste comandate”, o quelli comunque rispettosi delle tradizioni religiose dei propri paesi, oppure i noncuranti delle questioni religiose per scelta
- Chi trae beneficio da una storia, anche se incoerente, contribuirà a perpetuarla a prescindere dalla sua attendibilità. Questo atteggiamento può essere cambiato solo dalla rettitudine morale dei soggetti coinvolti, che non è una caratteristica universalmente presente.
Incoerenze diffuse
I problemi di coerenza dei racconti religiosi interessano quindi solo una minima parte della popolazione. Ciò non significa che essi non siano importanti, ma la centralità della fede riveste un ruolo tale che non vi è Stato che non la salvaguardi. Quindi la discussione e il confronto sulla religione rimangono appannaggio di pochi e non toccano, ad esempio, i palinsesti del mainstream.
Ora vediamo quali sono le incoerenze che abbiamo introdotto più sopra.
Per quanto riguarda quelle logiche sono state affrontate da esimi studiosi e sono costate la vita a molti di essi, condannati a morte nel passato dopo essere stati sottoposti ai processi dell’Inquisizione. Questa fine era riservata agli intellettuali eretici dell’Europa per secoli. La Chiesa ha poi messo in moto vere e proprie guerre per eliminare tutti i “miscredenti”, siano stati essi giudei, mussulmani, catari, valdesi e via discorrendo.
Le incongruenze logiche riguardano temi filosofici quali l’esistenza di Dio, del libero arbitrio, del Purgatorio, dei Santi. Cioè si riferiscono a concetti, non ancora a fatti e personaggi. Anche noi ce ne siamo occupati nel DEI RICCHI - Volume II, ma il libro più famoso che tratta di alcune di esse fu scritto nel secolo scorso sulla base del pensiero e dei discorsi del matematico e filosofo Bertrand Russell con il titolo “Perché non sono cristiano”.
Teorie alternative
Poi vi sono le incongruenze storiche e qui gli autori che hanno contribuito a portarle alla luce sono molti ma concentrati ancora per lo più nel secolo scorso. Qualcosa evidentemente deve essere successo che ha portato a dare spazio a teorie alternative sulla vita di Gesù, che facevano leva per lo più sui racconti apocrifi - ovvero quelle testimonianze alternative ai vangeli biblici ma bandite dalla Chiesa.
Le varie riproposizioni cinematografiche - L’ultima tentazione di Cristo, Il Codice Da Vinci tanto per citarne qualcuna – mostrano chiaramente quanto poco si discostassero queste alternative dalla versione accreditata presso la Chiesa. Tanto più che un fattore sopra tutti distingueva le due aree di antagonisti:
- Da una parte uno stuolo di teologi, esegeti e accademici che difendevano, anche se con qualche distinguo, la versione ufficiale.
- Dall’altra un manipolo di “autodidatti” che andavano “all’arrembaggio” proponendo teorie discordanti sia rispetto a quella ufficiale che tra di loro.
Nella seconda area si potevano discernere altrettanti filoni:
- Quello new-age, dove Gesù era uno spirito illuminato discendente da una razza superiore, extraterrestre, e del quale non si metteva in dubbio l’esistenza terrena raccontata dalla Chiesa quanto la sua provenienza e il suo modo di manifestarsi ancora nel presente.
- Quello rivoluzionario, con un Gesù capo di una setta ebrea ribelle al potere romano in Giudea. Il punto singolare e di forza di questo filone era la rivisitazione della cronaca del tempo per ricostruire una vicenda diversa da quella narrata sia a livello religioso che storico.
Scelte e innovazioni
Noi, provenendo da un ambiente cattolico, siamo approdati inizialmente nel secondo filone per poi discostarcene portandoci dietro però quegli elementi di critica storica che erano al contrario assenti nel primo filone. Dagli studi tradizionali invece abbiamo assimilato la precisione del metodo di studio accademico arricchito però da un elemento prima assente: la possibilità che le fonti non siano state precise ma addirittura, e questa era la novità, avessero addirittura mentito. La menzogna nelle fonti è un elemento che può essere ipotizzato in linea teorica da uno storico, ma non da un teologo con specifico riguardo alla sua fonte per eccellenza, ovvero la Bibbia.
La menzogna di una fonte richiede che il metodo di ricerca storica sia integrato da un approccio investigativo (dove i testimoni vengono messi alla prova senza darne per scontata l’attendibilità e la buona fede). Perciò abbiamo battezzato il metodo utilizzato nei nostri studi con la dicitura “metodo storico-investigativo” dedicandogli un capitolo in [Giovanni Battista - La storia rivelata] e tante altre pagine nei rimanenti libri.
Come di fronte alla soluzione di un giallo, il metodo utilizzato ci avrebbe condotti a risultati inaspettati, nel senso che nulla era prefissato ma, proprio come in un’indagine poliziesca, il colpevole non era noto a priori ma andava accusato con prove sostenibili ed un verificabile movente del delitto.