Le ricostruzioni storiche - Prima parte

Da DEI RICCHI.

Una delle domande più ricorrenti che si pone un credente è: chi era Gesù? Le risposte fornite negli innumerevoli libri a firma di teologi ed altri famosi autori nell’ambiente della carta stampata (Gesù ebreo di Galilea), Inchiesta su Gesù), sono, possiamo tranquillamente affermarlo, tutte errate. Non migliori sono quelle cercate da scrittori alternativi semplicemente perché anch’essi insistono nel porre gli eventi neotestamentari nei luoghi e nei posti sbagliati (DEI RICCHI per principianti).

La vicenda cristiana letta invece in concomitanza con la nascita dell’Impero romano s’illumina della corretta luce storica come illustreremo di seguito.

Usurpatori del potere imperiale

Alle poche notizie precedentemente accennate sul passaggio tra repubblica e impero dobbiamo aggiungere tutte quelle che sono utili allo scopo. Quella più fondamentale è che quando Giulio Cesare uccise Pompeo Magno di fatto innescò una guerra contro una dinastia antica che aveva dominato il Mediterraneo fin dai tempi di Alessandro Magno. I membri del II triumvirato che vennero sconfitti da Augusto erano anch’essi discendenti di questa dinastia (scoperte che si leggono in Anno Domini e L'origine della Storia).

I dissidi agli alti livelli che percorreranno tutta la storia dell’impero fino a Costantino I e oltre sono nuovamente postumi di questa antica guerra dinastica (Radici cristariane - Le origini).

Siccome però a vincere lo scontro, seppur con fasi alterne, furono Augusto e i suoi discendenti, la storia di quanto accadde fu da loro tramandata ovviamente eliminando le notizie che a loro sfavorevoli perché, lo spiegheremo, avrebbero delegittimato il diritto acquisito (con la forza e l’inganno) a governare.

Guerre e depredazioni

Potremmo iniziare dimostrando che l’uccisione di Pompeo Magno fu proditoria e non per meriti sul campo di battaglia (De hebraica fabula). Poi si può passare a come Augusto vinse la più importante battaglia contro una città della repubblica, cioè quella contro Perugia dove erano asserragliati i membri della famiglia di Marco Antonio che Augusto non esitò a condannare a morte. Riassunto conoscibile anche uno scolaro delle medie, mentre non si era finora immaginato che:

  • la città fu sottoposta ad un assedio tremendo in cui molte persone morirono di fame
  • Augusto condannò a morte orrenda parte dei prigionieri mentre gli altri li destinò ai lavori forzati o a morire negli anfiteatri combattendo contro le belve.

La scoperta di questi apparentemente ininfluenti dettagli ha dato vita a pagine indispensabili [De romana fabula] che fanno approdare ad altri rivoluzionari approfondimenti. Ci riferiamo alla retrodatazione di famosi monumenti di Roma (Anno Domini), primi fra tutti l’Arco di Tito e il Colosseo. Tutte insieme queste rivelazioni spiegano che la nota presa di Gerusalemme del 70 d.C. non fu altro che una riscrittura di quella di Perugia nel 40 a.C. per nasconderne i particolari più raccapriccianti. Ne consegue che il famoso fregio nell’Arco di Tito dove i Romani mostrano i sacri paramenti vinti ai Giudei rappresenta quello che venne sottratto dall’antica città di Perugia. Una delle tante dimostrazioni che i tesori ebraici stavano in ben altri posti rispetto alla Palestina e che i Giudei stessi abitavano nelle terre in cui normalmente vengono collocati gli Etruschi (De romana fabula).

Già da queste prime ricostruzioni storiche incontriamo uno dei motivi per cui furono alterati i testi di storia antica: nascondere le deprecabili azioni dei vincitori.

Lo scontro continuo

Quando poi Augusto prese il potere eliminò quasi tutti i suoi avversari, tranne Livia che portò in salvo il figlio Tiberio, il successore di Augusto. Anche questa scena è ben registrata nel Nuovo Testamento quando si racconta di un Erode che compie la strage degli innocenti nel tentativo di uccidere il futuro rivale. Come pure della donna apocalittica inseguita dal dragone (De romana fabula).

Con Tiberio lo scettro di Roma ritornò in mano all’antica dinastia di Alessandro Magno che cercò di disporre ai massimi livelli altri suoi rappresentanti in quanto Augusto non aveva avuto figli maschi. Ci provò con Germanico che morì però in oscure circostanze, e ci riuscì solo con Gaio Cesare, che sarebbe passato alla storia (artefatta) con il nome di Caligola. Ma qui era in agguato un certo Giulio Cesare Agrippa che i falsari fecero sparire tramutandolo in un re (Agrippa I) che difendeva i Giudei mentre nella realtà era una figura losca seppur fondamentale per quello che accadrà nel seguito. È qui che si intrecciano le storie più difficili da sviscerare e che spiegano un singolare passo dell’Apocalisse: quello della “bestia che sale dall’abisso” e che uccide i “due testimoni” (Giovanni Battista - La storia svelata).