L'attendibilità storica della Bibbia
Verità e menzogne nella Bibbia
Vi sono quindi svariati motivi per dubitare della religione ebraica e cristiana perché svariati sono quelli che ci fanno dubitare del libro su cui si fondano, la Bibbia. È da quest’opera che dipende tutto il resto. Se essa non è valida manca il fondamento alle religioni che da essa presero vita.
Nei secoli sono state percorse varie strade per demistificare il racconto biblico, puntando spesso sull’assurdità di alcuni suoi racconti, sulle mète mancate degli insegnamenti messianici, sull’illogicità degli assunti teologici. Materie complesse curate da altri autori di cui una buona rassegna si legge in questo libro e che abbiamo seguito solo per un po’ e più che altro per arricchimento culturale.
Vi era infatti una strada che non ci pareva sufficientemente battuta ed era quella storica, ovvero: quanto sono affidabili i racconti biblici? C’è chi, senza mezzi termini, li ha apostrofati con il termine di “favola”, termine attribuito addirittura ad un papa. Simili affermazioni su temi così delicati per la loro valenza universale vanno debitamente giustificate. Per farlo abbiamo dovuto distinguere ciò che appartiene alla “storia” da quello che invece può essere benissimo un’invenzione. Il lavoro per tessere le maglie del vaglio su cui far passare i racconti religiosi è stato lungo e ha richiesto riflessioni epistemologiche DEI RICCHI - Volume I.
Mappa, prove e verosimiglianza
Alla fine abbiamo desunto un centrale sistema di selezione per cui la condizione necessaria perché un’opera possa aspirare ad essere annoverata come storica è quella che essa presenti una mappa spazio temporale dei racconti DEI RICCHI - Volume I, identificata da coordinate geografiche e date in cui situare gli avvenimenti narrati. Senza queste componenti non si fa storia perché altrimenti le azioni dei personaggi possono essere situate in qualsiasi luogo in tempi indefiniti. Ma perché richiedere questa mappa spazio-temporale? Perché il passo successivo è cercare, nei luoghi e nei tempi indicati, le prove di quanto decritto, ovvero i reperti dell’epoca in cui avvennero i fatti riferiti.
Sicché un libro di storia, per definirsi tale, non deve solo narrare fatti compiuti da certi protagonisti, ma indicare con precisione (quindi anche con descrizioni particolareggiate) i luoghi e le date in cui operarono. Anche con la mappa spazio-temporale le caratteristiche di un libro di storia non si discostano da quelle di uno qualsiasi di narrativa, quindi rischieremmo di scambiare per realmente accaduti gli eventi che leggiamo in un romanzo su qualche saga fiabesca. Ma proprio il possesso della mappa spazio-temporale ci consente di controllare se nei luoghi e nelle date citate si possono reperire testimonianze esterne (neutre) delle vicissitudini narrate. Se la verifica non dà esito positivo, allora i fatti sono semplicemente inventati, o al massimo possiamo certificarne una verosimiglianza. Ovviamente fino a prova contraria.
Né favola né storia
Letta in quest’ottica la Bibbia sembrerebbe presentarsi come un libro storico: un sacco di nomi di località e personaggi, con date che sembrano fissare con precisione la maggior parte degli eventi. Il problema è che gli archeologi negli ultimi secoli hanno cercato di recuperare invano testimonianze che quanto raccontato coincidesse con le narrazioni del Vecchio o Nuovo Testamento. Nessuno degli episodi ivi narrati e rarissimi reperti con nomi come quelli biblici ma spesso ritenuti di dubbia provenienza (come la lapide di Pilato) corrispondono a fatti storici. In altre parole quanto rinvenuto o non collima con la narrazione biblica (cfr. stele con il nome di Israele) oppure, nel migliore dei casi, sono solo versioni più antiche di quelle attuali ma mai dell’età a cui dovrebbero appartenere (cfr. rotoli del mar morto e di Nag Hammadi. Quindi quanto narrato nella Bibbia non è per niente confermato dal lavoro degli archeologi.
Nomi veri e artefatti
Quello che distingue il nostro lavoro è che siamo andati a svolgere un’analisi più approfondita sulla coerenza interna dei dati che dovrebbero fornire la mappa spazio temporale. Abbiamo dedicato decine di pagine per dimostrare che le informazioni desunte dalla Bibbia sono incongruenti tra se stesse e anche con quelle provenienti da altre fonti De hebraica fabula. Questo è il lavoro nuovo e quindi originale rispetto a quelli già a disposizione per smentire l’attendibilità della Bibbia.
Nonostante ciò la nostra “tenacia” ci ha imposto di non mollare la presa e cercare altre strade per scoprire se una qualche verità storica fosse nascosta nei libri religiosi. Per farlo ci è venuta in mente un’ipotesi, ovvero quella che i nomi biblici nascondessero quelli reali dell’epoca. Un presupposto che implica una non corrispondenza tra racconto e realtà e che non si può ancora imputare ad una deliberata menzogna. I nomi infatti cambiano nel tempo e secondo la lingua di chi li trasmette. Per cui questa ipotesi non solo richiede di identificare i nomi “storici” ma anche di giustificare il motivo per cui furono “trasformati”. Il primo lavoro è stato quello più lungo ed ha comportato un confronto con le cronache dell’epoca a partire da quelle sugli inizi dell’Impero romano. L’apice delle identificazioni lo abbiamo raggiunto con Anno Domini ma ben prima Gesù - La storia tradita avevamo incontrato i motivi per cui nella Bibbia compaiono nomi “strani” che non si trovano in altri testi.
Falsari cristariani
L’insieme delle scoperte ci ha dimostrato definitivamente che la Bibbia è un’opera composta per trasmettere nel tempo una storia contraffatta. Per designare i redattori di quell’opera abbiamo coniato il termine “falsari cristariani” nel momento in cui abbiamo incontrato gli ariani in due momenti distinti nel tempo:
- Nei primi secoli del cristianesimo, quali infiltrati nelle più alte cariche del potere di Roma Radici cristariane - Le origini.
- Nel XX secolo quali autori degli orrendi stermini che ben conosciamo Radici cristariane - L'Olocausto.
Tralasciamo per il momento i motivi di questa contraffazione per vedere in cosa essa è consistita.