Figli degli Avengers

Da DEI RICCHI.
The Avengers

Genitori naturali e putativi

Siamo tutti figli di qualcuno, fisicamente. Ma lo siamo anche culturalmente e questo è un altro motivo per cui ci distinguiamo. Non è quindi solo la genetica e l’ambiente che determinano molte delle nostre caratteristiche, ma anche l’educazione che riceviamo, in tutte le forme nelle quali ci viene passata.

Insomma, non siamo solo figli dei nostri genitori, ma anche, ed è quello di cui ci occuperemo in questo articolo, dei personaggi televisivi o cinematografici che i media ci offrono in continuazione.

C’erano una volta i bravi cowboy impersonati da attori quali Gregory Peck: erano gli anni ’50-’60 quando nelle sale passavano i film con gli americani che a colpi di winchester si facevano strada conquistando le vaste praterie sottratte ai selvaggi e incivili indiani. Molti dei nostri parenti sono cresciuti ammirando quegli eroi e facendo propri ideali in cui il bianco europeo vinceva sul rosso apache.

Poi vennero gli anni 70, le parti si invertirono con i “figli dei fiori” che difendevano gli indigeni, brutalmente sterminati dai voraci yankee. Questo scambio di ruoli durò poco perché altri nemici stavano per affacciarsi all’orizzonte: erano i mafiosi e trogloditi russi, poi i terroristi islamici, ed infine (ma le sovrapposizioni temporali non mancano) i misteriosi alieni.

Siamo in sostanza arrivati agli anni del III millennio, con i supereroi (già inventati a ridosso della II guerra mondiale, non è un caso…) in competizione con gli extraterrestri la cui intelligenza e potenza è ben superiore a quella di un umano.

Sono tutte cose inventate, lo si capisce (almeno speriamo). Ma la loro natura fantastica pone un problema: rendere quanto più realistico possibile tutto il racconto in modo che possa diventare anche educativo. Infatti anche i film con i cowboy e gli indiani narravano per lo più storie inventate ma, a differenza dei film di fantascienza, i personaggi e le ambientazioni erano così vicini al vero che quelle storie diventavano possibili e quindi catartiche.

Lo sforzo per rendere verosimili i film di fantascienza è paragonabile a quello che è stato messo in campo dalle Religioni del Libro per convincere i credenti che la loro fede era “giusta”. Per dimostrare la veridicità dei racconti biblici, da secoli vengono stanziate enormi risorse materiali e intellettuali. La crema (!) di studiosi e ricercatori ha da sempre a disposizione ingenti finanziamenti per diffondere e difendere il catechismo religioso.

Star Wars

Genitori moderni

In questi ultimi anni investimenti non trascurabili sono andati invece a formare tecnici specializzati nel rendere sempre meno utopistici i film che sono frutto della pura fantasia. Da Star Wars, passando per Star Trek e ora i supereroi di Marvel o DC Comics.

È naturale supporre che tale impegno sia dedicato completamente a far divertire gli spettatori, creare lavoro per uno staff immenso di attori e specialisti, nonché un indotto per la distribuzione di prodotti che generano fatturati miliardari. Ma non è proprio così.

Questi film hanno in comune con quelli dei cowboy contro gli indiani e tanti altri, la rappresentazione della lotta del bene contro il male. Rappresentazione che non è fine a se stessa ma serve a indirizzare lo spettatore nell’identificazione di chi, per l’appunto, rappresenta o meno le forze che devono vincere o soccombere nell’universo.

Di quali cliché si avvalgono per indirizzare il pensiero? Di quelli collaudati da tempo, uno fra i tanti quello del martire: l’individuo che si sacrifica, fino anche a morire, per gli altri.

Passiamo ad un caso concreto prendendo gli Avengers, dei quali fino ad oggi sono stati prodotti quattro film. Una serie che è campione d’incassi è l’esempio migliore per indovinare a cosa stanno puntando quelli che l’hanno ideata.

Questi “vendicatori” sono un gruppo di supereroi uniti per combattere esseri alieni che vogliono comandare (o distruggere) la Terra. Tra questi uomini dotati di poteri eccezionali spicca la figura di Anthony Edward “Tony” Stark, meglio noto come Iron Man. È lui che alla fine muore per sconfiggere il malvagio Thanos e salvare l’intero universo. È lui che incarna il protagonista per eccellenza, il bene che si immola addirittura per l’intera Creazione. In soldoni, un messia redivivo.

Niente di nuovo quindi: sembra la novella cristiana rivisitata due millenni dopo.

E invece no, perché se il finale sembra quasi simile (manca la risurrezione per Iron Man che non è ancora stata filmata), sono tutti i preamboli che cambiano.

Prima di tutto di Gesù non viene raccontato che distruggeva i nemici a suon di raggi laser, esplosioni e pugni in faccia. Al contrario, Gesù sarebbe stato il mite agnello che ordinava di porgere l’altra guancia e perdonare 70 volte 7. Iron Man fa invece un uso “esagerato” della violenza: cosa importa, il fine giustifica il mezzi.

Poi, il buon Gesù era di umili origini e tale si mantenne per tutta la vita vivendo in mezzo alle folle di bisognosi e malati. Iron Man invece è un multi-miliardario, che dimora isolato negli ultimi piani di un grattacielo e frequenta solo gente alla sua pari. Un magnate diventato tale grazie alla sua spiccata intelligenza; un genio che si definisce “filantropo e playboy”.

Insomma il film ha saputo trasformare il mito gesuano sostituendone l’aspetto più originale: la forza di un uomo qualunque che raggiunge la vittoria senza la violenza.

Ma ha tolto anche altre equivalenze che erano evidenti nei Vangeli quando si leggono passi del tipo: “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”. Nel film è al contrario proprio il multimiliardario che diventa il mito da seguire. Lo può fare perché la sua ricchezza non sarebbe stata accumulata in modo disonesto, bensì grazie alla sua intelligenza superiore. Diventa quasi obbligatorio perciò permettergli la libertà sessuale (“è un playboy”) che invece è castigatissima dalla morale cristiana. In più il ricco è anche filantropo, cioè usa le sue cospicue sostanze per aumentare il benessere degli altri (e dell’ambiente).

Questi particolari del personaggio di Iron Man li ritroviamo anche in un altro supereroe, questa volta della DC Comics, ovvero Batman. Basta guardare la trilogia diretta da Nolan per rintracciare le medesime caratteristiche: “genio miliardario, playboy e filantropo”.

In pratica la nuova cultura cinematografica sta sdoganando l’individuo che nel catechismo per umili credenti invece era relegato tra i peccatori: il multimiliardario a cui l’umanità si deve affidare per salvarsi dai pericoli più incombenti. Un nuovo “mito” che andrà assecondato per tutte quelle cose che l’individuo di strada può solo sognare: benessere illimitato sia in termini materiali che emozionali.

In cambio di tutto questo il super-ricco assicurerà protezione all’intera umanità.

Iron Man

Divinità moderne

Ecco arrivati quindi alla seconda parte della nuova cultura da inculcare: il destino della gente non è più legato alle divinità perché Dio è inesistente. Infatti, in Avengers, Capitan America nomina una volta Dio (“il vero Dio non veste così”) e un’altra volta Gesù. In entrambe le occasioni la divinità è un soprammobile senza importanza. Anche al Dio del Tuono, Thor, viene fatta fare la figura dello sbandato ubriacone.

Non esistono neanche più i governi nazionali. Non solo perché spazzati via dall’azione malvagia di Thanos, ma anche perché sono stupidi e inconcludenti. Qualsiasi decisione viene piuttosto presa da un gruppo di eletti, costituito tramite mosse segrete all’oscuro dei cittadini. Gruppo che in compenso ha l’accesso ai dati dell’intera popolazione mondiale.

Qual è la deriva di questa forma di cultura apparentemente solo cinematografica? Il problema, a nostro avviso, non è il fatto che si sta sostituendo un mito, quello cristiano, con un altro in cui la violenza è elemento essenziale per il mantenimento dell’ordine. Il problema sta nel fatto che ancora una volta si travisa la realtà, ovvero si propongono associazioni che la quotidianità smentisce categoricamente. Cominciamo ad elencarle.

Si sa che una persona non diventa super ricca per il suo genio né rispettando e facendo rispettare le regole. Al contrario spesso approfitta, deruba e infrange l’ordine cui gli altri invece sono obbligati.

Tanto meno una persona ricca è anche filantropa, perché proprio per raggiungere la sua ricchezza ha sicuramente tolto, piuttosto che dato, ad altre persone o all’ambiente in cui vive. L’eccezione a queste evidenze è irrilevante.

Infine non sarà certo l’individuo ricco a sacrificare se stesso per gli altri. Quando vi è sentore di pericolo, i ricchi sono primi a correre ai ripari e a rifugiarsi dagli amici. Le immagini che spesso si vedono nei film con i re che marciano alla testa dei propri eserciti sono tra le cose più irreali che possono essere raccontate.

Infine non possiamo che fare un appunto sull’uso della tecnica e della scienza da parte di questi supereroi. Essendo infatti dei geni solo a loro sono permesse le migliori scoperte e l’uso di strumentazioni all’avanguardia. La scienza diventa l’arma che risolve ogni contesa, lo strumento con il quale vincere ogni male. Ma è uno strumento per l’élite.

Possiamo sintetizzare tutta questa disamina in una parafrasi: la vecchia trinità cristiana è stata superata dai superpoteri delle moderne divinità, ovvero ricchezza, tecnologia e segretezza. Miti inarrivabili per gli individui normali che dovranno al contrario:

  • vivere di un benessere malsicuro o stantio
  • soccombere alla tecnologia e alla scienza di cui non comprendono più i meccanismi ma ne subiscono gli effetti
  • svendere la propria privacy a favore delle inaccessibili banche dati in mano ai plurimiliardari.

In cambio il cittadino qualunque potrà riempire i social di improperi contro questo o quel governante. In attesa che le moderne divinità rendano definitivamente inutile il suo voto sostituendolo con delle moderne tecnocrazie. E inventando sempre nuovi nemici di cui aver paura.

La missione primaria di questi super ricchi è esattamente la stessa del primo imperatore romano: nonostante fosse la causa delle sofferenze di molti cittadini, riuscì ad imporsi come nuovo dio da adorare.

Ai comuni mortali rimane sempre la stessa missione: di comprendere la realtà e non farsi ingannare dalla fantasia. Parafrasando: che le generazioni odierne possano non dirsi figlie degli Avengers.